
Di nuovo grazie di esserci!
Qualche giorno fa, mentre facevo colazione sul balcone, osservavo la signora che vive nella casa sul lato opposto della strada, che era uscita per annaffiare alcune piante in vaso.
Uscendo, nonostante i vasi siano posizionati a pochi metri attorno alla scala che conduce all’ingresso, si è assicurata di chiudere dietro di sé la porta di casa e il chiavistello del cancelletto alla fine dei gradini dai quali è risalita pochi minuti dopo.
Mi è venuto in mente che tutti, chi più chi meno, utiliziamo tantissime energie nel tentativo di conservare i nostri possedimenti materiali.
Spendiamo cifre a volte spropositate per impianti di allarme illudendoci di impedire ai ladri di entrare nelle nostre abitazioni e impossessarsi delle nostre cose.
Quelle stesse cose che, per legge naturale, lasceremo qui e di cui altri godranno.
Con questo non intendo dire che non bisogna prendersi cura delle cose che si posseggono.
Esse sono un dono e dobbiamo mostrare la nostra gratitudine occupandocene.
Ti propongo, invece, una riflessione su come le attenzioni, a volte anche maniacali, nei confronti delle cose ci portano a considerarle ugualmente (o addirittura più) importanti di noi stessi e delle persone che ci circondano.
Usa le cose e ama le persone,
o finirai per amare le cose
e usare le persone.
[R. Sala]
Agiamo come se ciò che possediamo ci definisse.
Come se, avendo di più, valessimo di più e, avendo di meno il nostro valore diminuisse.
Ma così non è!
E ciò si dimostra facilmente:
Se vivo nella credenza “Io sono ciò che possiedo”,
ne consegue logicamente che quando non possiedo nulla, io non sono.
E questo non è vero!
Madre Natura
Mi piace prendere ad esempio la Natura, Maestra e Madre.
Qualsiasi essere vivente, dal più microscopico dei batteri al più maestoso cetaceo, passando per l’essere umano, ha bisogno di un ambiente idoneo per crescere in salute e raggiunta la maturità cerca un luogo nel quale si sente al sicuro per riprodursi in tranquillità e permettere il diffondersi della propria specie.
Anche le piante, i cui semi non selezionano il suolo nel quale vengono interrati, si sviluppano solo in un ambiente che può assicurarne il proliferare.
Gli ambienti, però, mutano di continuo.
E allora:
– la casa è stata demolita e le rondini non ritrovano più il nido che avevano costruito la primavera precedente;
– il fiume ha modificato il suo corso e il terreno è diventato arido e secco,
– l’albero in cui lo scoiattolo aveva scavato il proprio rifugio è stato abbattuto,
– abbiamo preso un antibiotico e reso il nostro organismo inospitale per quel particolare virus,
– e così via …
E cosa fanno gli animali, le piante e i virus nel momento in cui le condizioni cambiano?
Certamente non mettono in discussione la propria esistenza.
Essi continuano ad essere, nonostante il loro nido o il suolo fertile non esistano più.
Quindi si ri-mettono al lavoro, ri-cercano o ri-costruiscono un contesto adatto, glorificando, in questo modo, la sacralità della loro esistenza e quella dell’intero creato.
E noi?
Per noi esseri umani è più semplice.
Siamo riusciti ad organizzarci in modo che il luogo che abitiamo sia più consistente e meno soggetto (o almeno non così di frequente!) all’incertezza dei fenomeni naturali.
Bene!
Questo, però, ci ha portato a dimenticare la nostra natura impermanente e passeggera in questo corpo mortale.
E allora ci comportiamo nei confronti delle nostre cose come se fossero fondamentali ed eterne.
In realtà
l’unica eternità è quella trascendente della nostra Anima.
Ma di essa abbiamo la tendenza a curarci poco, se non addirittura affatto.
Inoltre
Di tutte queste proprietà, quante ci servono realmente per essere felici e soddisfatti?
Il possesso è un’esigenza dell’ego.
Il nostro ego vive e prospera solo nella materialità, per sopravvivere ha bisogno di cose e non è mai sazio.
Esso vuole ancora … e ancora … e ancora; non c’è limite alla sua richiesta del “di più”.
Il possesso non serve alla nostra Essenza Divina.
In essa noi possediamo già tutto ciò di cui abbiamo bisogno.
La nostra Anima condivide il Creato Divino in cui nulla manca
Dedicandoci allo Spirito Divino che siamo, abbiamo a nostra disposizione le infinite risorse della Sorgente che vuole
la prosperità
di ognuna e di tutte le creature che
da Essa provengono e ad Essa tendono.
Casa mia
La casa in cui abito esprime chi sono; quando vi ritorno provo un senso di sollievo nel varcare la porta d’ingresso, sentire gli odori conosciuti e lasciare fuori ciò che, del mondo esterno, non risuona con il mio Spirito.
Ho imparato, però che la pace, la tranquillità e il senso di accoglienza, non dipendono da ciò che l’abitazione contiene.
Ho vissuto in diverse case, in diversi luoghi del Mondo, e ovunque abbia abitato ho provato questa sensazione di “essere a casa”.
Allora ho capito che non importa a quale tavolo mi siedo per consumare i miei pasti o in quale letto mi sdraio per riposare la notte.
Io sono la mia casa.
La mia Anima è la mia casa.
La mia Anima, quindi, è la mia priorità, è ciò di cui mi devo occupare, prendere cura.
Di cose nella mia vita terrena ne ho avute, ne ho perdute, ne avrò e ne perderò.
La mia Anima è con me da sempre e per sempre anche quando ciò che “possiedo” in questa vita sarà inevitabilmente corroso e dissolto.
🙏
“L’unica cosa che ti serve per cambiare la tua vita è volerlo con tutto il cuore.”
Namasté
Elisabetta